“Aprire una partita iva all’estero e lavorare in Italia, è possibile?”
È forse proprio questo il principale quesito, che possiamo ritrovare in rete su forum e blog di tematiche fiscali.
La questione di aprire una partita iva estera riguarda soprattutto imprenditori digitali, freelance e startup.
Essi costituiscono la categoria più colpita dalla forte pressione fiscale e dalla lenta burocrazia italiana.
In effetti, i business digitali sono essenzialmente “business liquidi”, nel senso che non hanno costi fissi di gestione, bensì solo costi variabili.
Un esempio?
Non hanno spese per affitti, spese per personale dipendente, macchinari e autovetture…
Insomma, non avendo grandi costi da “scaricare”, freelance e startup subiscono la tassazione quasi sull’intero fatturato.
Per questa ragione, gli imprenditori della new economy sono alla continua ricerca di soluzioni legali di risparmio fiscale, sperando che aprire una partita iva all’estero e lavorare in Italia sia la scelta giusta.
Se si vuole risparmiare sulle tasse, restando in Italia, esiste il regime forfettario, cha a volte può rivelarsi anche più conveniente di aprire una partita iva all’estero.
Tuttavia, i vantaggi economici del forfettario sono limitati al fatturato (30.000 euro) e al tempo (5 anni).
Oltretutto, non dimentichiamoci del problema “burocrazia”.
In Italia la burocrazia è troppo lenta e complessa, e questo comporta un costo, che gli imprenditori digitali e la startup non possono permettersi.
Alla fine della fiera molti freelance e imprese tecnologiche ricadono sulla scelta di aprire una partita iva estera in Italia…
Ecco perché ho dedicato quest’articolo ai rischi di aprire una p. iva all’estero e lavorare in Italia, segnalando quella che, a mio avviso, sia la cosa giusta da fare.
Contenuti di questo articolo:
Dove si può aprire una partita iva estera?
Una partita iva straniera può essere aperta liberamente in qualsiasi Paese UE.
In Unione Europea vige la libertà di stabilimento, per cui un cittadino europeo può registrare la sua attività economica dove meglio crede, senza alcun impedimento discriminatorio.
Se l’obiettivo dell’imprenditore è quello di pagare meno tasse può aprire una partita iva in Bulgaria.
Una partita iva bulgara, infatti, sconta una tassazione diretta del 10%.
Se l’obiettivo imprenditoriale è invece quello di ridurre la burocrazia, la scelta potrebbe ricadere sull’apertura di una p.iva in UK come “sole trader”.
Tuttavia, è importantissimo sapere che l’imprenditore, non deve limitarsi a registrare l’attività nel Paese straniero, ma deve trasferire all’estero anche la sua attività aziendale.
Il trasferimento all’estero dell’imprenditore è necessario per le ragioni che ti spiegherò nel prosieguo dell’articolo.
Cosa si rischia aprendo una partita iva estera, lavorando in Italia?
Una partita iva straniera in Italia può operare.
In altre parole, non esiste alcun divieto di lavorare in Italia con un numero di p.iva estero.
Il problema è un altro:
Se si opera in Italia con p.iva straniera, occorre pagare le tasse in Italia (e all’estero).
Si è quindi soggetti a una doppia imposizione: l’imprenditore italiano paga le imposte sul reddito in Italia e all’estero.
Infatti, secondo le norme fiscali interne ed internazionali (testo unico delle imposte sui redditi e linee guida OCSE), per determinare dove ha la sede fiscale un’impresa si fa riferimento al luogo in cui il soggetto ha il potere di concludere contratti (stabile organizzazione personale) e al luogo in cui sono espletati i compiti amministrativi.
Dunque, se un soggetto apre una partita iva estera e compie l’attività amministrativa in Italia, senza dichiararlo al Fisco italiano, potrebbe incorrere in 2 problemi:
In entrambi i casi si rischia di essere accusati di evasione fiscale, con conseguente avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, che intimerà il pagamento di imposte evase, sanzioni e interessi.
Oltretutto, non esistono solo rischi fiscali…
Direi che è il momento di parlarvi di ciò che, a mio avviso, costituisce il rischio maggiore: quello civilistico.
Partita iva estera: rischi non solo fiscali, ma anche civilistici…
Dopo avervi parlato dei rischi fiscali di aprire partita iva all’estero, preferirei raccontarvi dei rischi di gestire una ditta o un’attività economica da imprenditore individuale.
Un imprenditore con p. iva estera è, a tutti gli effetti, equiparato giuridicamente ad una ditta individuale con partita iva italiana.
Questo comporta di avere una responsabilità giuridica “illimitata”.
In altre parole, l’imprenditore individuale con P.IVA estera, risponde col suo patrimonio personale per i debiti contratti nell’esercizio dell’attività economica e/o commerciale.
Lo stesso discorso vale per multe e sanzioni.
Il problema della responsabilità giuridica illimitata si pone soprattutto quando un imprenditore opera in uno Stato diverso dal suo, con leggi differenti e obblighi normativi che lo stesso può ignorare.
Inoltre, se ci si affida a consulenti esteri inesperti, si aggrava il rischio di beccarsi una multa o una richiesta di risarcimento danni, che può colpire il patrimonio personale dell’imprenditore.
Operare con una partita iva estera in Italia è quindi una scelta scellerata, proprio perché non assicura un’efficace protezione patrimoniale.
Cosa fare per aprire una p. iva estera ed evitare rischi?
La soluzione per risparmiare sulle tasse, avere meno burocrazia e non rischiare il proprio patrimonio personale, potrebbe essere quella di aprire una società estera.
Una società ltd, ad esempio, può costituire la scelta ideale.
La ltd in UK è soggetta ad una tassazione diretta del 19%, si costituisce e si amministra con estrema facilità, senza l’intervento di un notaio, e ha una responsabilità giuridica limitata al capitale conferito.
Se si richiede la registrazione IVA, all’impresa viene attribuito un proprio numero di partita iva estera, con cui può iniziare ad effettuare operazioni intracomunitarie.
È di fondamentale importanza che la sede legale e amministrativa della ltd sia localizzata all’estero.
Proprio la possibilità di poter localizzare all’estero la sede legale ed amministrativa della ltd, ci pone al riparo dal pericolo di un’accusa di esterovestizione. Perché un soggetto può essere residente in Italia ed essere al contempo amministratore di un’impresa estera.
In Italia, invece, l’impresa può delocalizzare una parte dei suoi uffici, della sua produzione o una parte dell’attività di carattere preparatorio o ausiliario.
Dunque, tornando al quesito:
“È possibile aprire una partita iva all’estero e lavorare in Italia?”
Potremmo rispondere:
“Si può tranquillamente aprire una società estera, con partita iva estera, e pagare le tasse esclusivamente nel Paese straniero, purché siano rispettare le seguenti condizioni:
- le decisioni concernenti l’amministrazione dell’impresa non devono essere assunte in Italia;
- i dipendenti italiani dell’impresa non devono avere il potere di concludere contratti in nome e per conto dell’impresa”;
- non si deve configurare una stabile organizzazione in Italia.
Probabilmente, se sei l’amministratore o il titolare di un’impresa tecnologica o di una startup, ti starai chiedendo se la disponibilità di un computer, di un server o di un sito web in Italia, possano configurare una stabile organizzazione.
Ebbene, come ho già avuto modo di precisare:
“Un computer, un sito web o un server attraverso cui si vendono beni e servizi in Italia, gestiti da una società estera, non rappresentano una stabile organizzazione”
Pertanto, se hai un’impresa tecnologica, o una startup che produce, ad esempio, software, non hai alcun problema ad aprire una società con partita iva estera e lavorare in Italia, laddove per “lavorare” s’intende:
- avere un gruppo di programmatori, grafici, designers… che si occupano dello sviluppo di un software, di computer grafica, design (purché tale attività sia ausiliaria rispetto a quella principale di vendita del software);
- avere in Italia un sito web che vende un software o i tuoi servizi;
- avere un ufficio che svolge compiti di assistenza post-vendita e di customer care;
- e tante altre tipologie di attività ausiliarie e/o preparatorie ecc…
Per oggi concludo qui.
Spero di averti fornito, anche questa volta, informazioni preziose per la pianificazione fiscale del tuo business.
Per qualsiasi altro dubbio o se vuoi realizzare il tuo progetto con noi, ti invito a contattarci attraverso l’apposito modulo.
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Buongiorno, hi un fotovoltaico dove prendo le tariffe imcentivanti dal Gse ancora per 10 anni; posso aprire un’azienda all’estero per pagare meno tasse?
Buongiorno!
Voglio aprire una LLP nel Regno Unito. Però ho intenzione di vendere i servizi in Italia (i viaggi turistici in America).
Se faccio così, devo registrare la partita Iva?
So che nel Regno all’inizio di un’attività no si può ottenere il permesso per la partita Iva.
Buon giorno.
Vorrei chiedere quale sarebbe secondo voi la migliore soluzione per un DJ al momento residente fiscalmente in Italia che esegue quasi il 100% delle prestazioni (circa 100-120 anno) in Ue ed Extraue. Grazie mille
Ciao Angela,
dipende dai paesi in cui vengono effettuate le prestazioni e anche altri fattori.
Puoi contattarci per una consulenza tramite questo link:
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Buon giorno complimenti per l’articolo! Vorrei sapere se essendo una cittadina dominicana e anche italiana ho pure la doppia residenza , posso avere la partita iva dominicana ed acquistare qui in Italia i prodotti? Intendo abbigliamento, mi conviene fare partita iva o società?? Grazie
Ciao Alex, puoi scriverci per una consulenza a questo link.
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Buongiorno,
non sono sicura di aver capito bene… io voglio aprire una società estera, con partita iva estera, e pagare le tasse esclusivamente nel Paese straniero (Francia), però abito in Italia e il laboratorio al momento è in Italia…
Specifico anche che vorrei aprire una società di realizzazione e vendita on-line di manufatti artigianali. (la vendita sarebbe anche e soprattutto per il mercato francese).
per poter pagare le tasse solo in Francia devo spostare la residenza e/o il laboratorio in Francia, giusto?
vi ringrazio per la disponibilità e la pazienza.
Buongiorno Melinda,
se sei residente in Italia e hai il laboratorio in Italia, sei tenuta a pagare le tasse in Italia.
Se vuoi pagare le tasse in Francia dovresti spostare fisicamente la tua attività in quel Paese.
Ci sono comunque delle soluzioni che puoi percorrere per ottimizzare e pianificare la tua strategia fiscale se fai business all’estero.
Nel caso volessi approfondire, contattaci pure per una consulenza.
Cordiali saluti
Buonasera, sono una freelance che si occupa di copywriting e ho intenzione di aprire partita Iva in uk spostando anche la residenza là e vivendoci almeno metà anno. Avrei alcuni clienti inglesi, altri extra ue e alcuni in Italia. Mantenendo clienti italiani posso andare incontro a doppia tassazione o avere altri problemi?Grazie
Buongiorno Ludovica, nessun problema.
Mantenendo la residenza fiscale della società e la tua residenza fiscale personale in UK, pagherai le tasse solo in UK.
Per attivare il nostro servizio di consulenza e gestione contabile e aprire la tua LTD Uk in modo facile, veloce e sicuro visita questa pagina:
https://taxfacile.com/apertura-ltd-uk/
Salve a tutti e complimenti per il sito! Domanda : Se intesto un sito ad un server in Romania ma il sito è italiano e opera in italia per la vendita di servizi/spazi pubblicitari NON è una stabile organizzazione, non rischio l’esterovestizione e devo solo pagare le imposte in Romania ? Questo però solo se apro una società in tal paese e risulto amministratore ? Grazie !
Buongiorno Francesco,
il tema esterovestizione è sempre molto sentito (a ragion veduta).
Avere un dominio o un server registrato in se non comporta l’esterovestizione, che però si configura nella fattispecie quando si verificano diverse circostanze concomitanti.
Se vuoi approfondire l’argomento onde evitare qualsiasi problema, puoi prenotare la tua consulenza tramite questo link: https://taxfacile.com/contatti/
Salve io sono rumeno, siamo 2 ragazzi e vogliamo aprire una attività di ferro battuto, vogliamo sapere se si può aprire partita iva per artigiani in Romania e attività in Italia? Grazie
Salve Alin, se volete lavorare in Italia dovete aprire un’attività in Italia.
Se volete produrre in Romania e spedire in Italia, allora potete avviare un’attività in Romania.
Salve,
Mi occupo di creare e promuovere campagne pubblicitarie in internet per paesi esteri compresi qualche paese dell’UE e mai con i’italia.
Se aprissi diciamo una LTD in UK e considerando che il mio business è esclusivamente con l’estero senza la necessità di avere un ufficio o dipendenti, posso operare dall’italia o rischio l’esterovestizione?
Grazie.
Buongiorno Christian,
sappiamo benissimo che oggi con un computer e di una connessione ad internet si può operare da qualsiasi parte del mondo.
Ciò che è fondamentale, tuttavia, al fine di evitare l’esterovestizione, è la localizzazione di una sede amministrativa in Uk.
Se non ha la possibilità di recarsi continuamente in Inghilterra per la gestione della sua società, può valutare questo nostro servizio: https://taxfacile.com/sede-amministrativa-uk/
Per ulteriori dubbi, siamo a disposizione.
TI RINGRAZIO TANTISSIMOOOO CHIUNQUE TU SIA !!! sono 13 anni che non ricevo risposte chiare né in Italia né in Francia se sono in regola al 100 % coi due paesi e grazie alla tua spiegazione adesso MI É TUTTO CHIARO E SONO MOLTO PIÙ TRANQUILLO !!! Ho una Web Agency costruisco siti in Costa Azzurra e col tempo sono diventato responsabile marketing internet di una SRL italiana di cui sono pure socio al 20 % dunque non ho un vero ufficio lavoro con qualsiasi connessione sia in casa a Nizza che in casa in Toscana e pago SOLO LE TASSE IN FRANCIA in Italia non ho reddito…e solo adesso GRAZIE A TE …so’ che sono in regola . GRAZIE TANTISSIMO….Fabio
save,
sono cittadino italiano e australiano. In australia è sufficiente i TFN (tax file number) per lavorare, anche autonomamente.
in italia pensavo di insegnare inglese (sono insegnante qualificato) e lezioni private.
Potrei utilizzare il TFN australiano e appoggiami al loro sistema fiscale?
Vorrei evitare di aprire P.IVA italiana in quanto non so quanto mi fermo in Italia.
Grazie
Salve,
se svolge la sua attività di insegnamento per un periodo di tempo prolungato – configurando quella che viene definita una sede fissa d’affari – sarà necessario dichiarare una stabile organizzazione in Italia.
Per ulteriori informazioni la invito a leggere l’art. 5 (stabile organizzazione) della Convenzione Italia – Australia contro le doppie imposizioni (link: http://www.fiscooggi.it/files/immagini_articoli/fnmold/australia-it.pdf).
Ottimo articolo, grazie mille!!
Vi ho scoperto da poco ma vi ringrazio per i contenuti!
Avrei una domanda:
Io gestisco la rete vendita in Italia per una azienda Ceca. Vivo all’estero, più precisamente in Germania, in Italia sono qualche mese l’anno per incontrare gli Area Manager. Svolgo la mia attività con un computer e telefonicamente.
Sono in partita IVA, quindi faccio fattura all’azienda Ceca per il lavoro svolto.
Voglio tornare in Italia in pianta stabile e per questo valuto di aprire una partita Iva, ad esempio in Bulgaria ma valuto anche una Ltd. in Uk, per fatturare solo ed esclusivamente all’azienda Ceca. Sulla carta, quindi, io in Italia non ho assolutamente nient’altro che un PC.
Mi chiedo: se produco reddito in Bulgaria, ad esempio, sono soggetto ad altre tasse in Italia sul reddito prodotto? e se si quanto in %?
Ultima domanda: fate consulenza più approfondita o assistenza per costituzioni di partite iva o aziende estere?
Grazie mille per tutto.
Buongiorno Andrea,
ti ringraziamo per il generoso feedback :)…
Rispondo alle tue domande:
– per gli utili prodotti dal 1° Gennaio 2018 in poi, derivanti da partecipazioni qualificate o non qualificate, si applica una ritenuta a titolo d’imposta pari al 26%. La Bulgaria non è un Paese consigliato per attività online: la burocrazia è molto elevata, i costi di gestione non sono bassi e la tassazione effettiva non è mai il 10% come viene pubblicizzato su diversi siti…
– Per quanto riguarda la consulenza, puoi prenotarla attraverso questo modulo. Offriamo servizi di costituzione, gestione fiscale e contabile in molte giurisdizioni europee.
A presto!
Salve , è possibile avere la residenza in italia e aprire partita iva a Budapest , praticando il lavoro sul territorio italiano come rappresentante ? l’azienda x cui lavorerei ha sede a Budapest.
Grazie
Salve Daniele.
E’ possibile, ma devi dichiarare una stabile organizzazione in Italia e pagare le relative imposte dirette ed indirette.
Buongiorno… Vorrei sapere se è possibile aprire una partita Iva estera per poter vendere online prodotti car audio, smartphone e pc per poi successivamente creare un negozio fisico all’estero (ancora sono indeciso dove) vorrei trovare un posto dove si guadagna di più e si pagano meno tasse… Grazie.
Buongiorno,
lei è libera di aprire una partita iva dove vuole :).
Tuttavia, il discorso “tasse” è molto delicato, in quanto dipende da una serie di fattori diversi.
Ad esempio, dove risiede la maggior parte dei membri del Consiglio di amministrazione della società?
Dov’è ubicato il magazzino e che caratteristiche dimensionali ha?
ecc…
Buongiorno
è possibile aprire una partita iva per libero professionista (architetto nel caso specifico) in venezuela e lavorare qui in italia come freelance?
cosa prevede la tassazione?
ho la doppia cittadinanza ma laurea conseguita all’estero.
grazie
Buongiorno. Per tutta una serie di ragioni e adempimenti da espletare in Italia (non solo fiscali) potremmo dire che è impossibile.
Io vorrei avviare una attività di Affiliate Marketing (quindi il mio capitale sarà investito in pubblicità, hosting, tool e software). Sono appunto interessato ad avere una forma societaria che non mi obblighi a pagare dei contributi previdenziali. Aprendo una LTD in UK (io unico socio) ma lavorando come residente fiscale italiano sono tenuto a pagare le tasse in Italia? Non mi è chiaro,con una attività come la mia,in quali casi potrei pagare le imposte solo in UK. Grazie
Ciao Giuseppe,
se apri una società in Uk (ltd), le tasse sui redditi societari (corporate tax) le paghi solo in uk.
Gli obblighi di presentare la dichiarazioni fiscali e di pagare le imposte sui redditi societari della LTD sussisterebbero anche in Italia qualora la società abbia una stabile organizzazione in Italia.
Tuttavia, il possesso di un sito web attraverso cui vengono venduti prodotti o servizi non rappresenta una stabile organizzazione.
Tuttavia, per rispondere con maggiore precisione alla tua domanda occorre valutare ulteriori elementi, tra cui, le modalità organizzative del business, la struttura, la presenza di eventuali uffici sul territorio italiano, la presenza di agenti che hanno il potere di concludere contratti in nome e per conto dell’impresa.
Per avere ulteriori info puoi contattarci attraverso il form della pagina contatti.
Molto interessante!
Una domanda: e’ possibile aprire partita iva estera e non pagare tasse in Italia, considerando che il freelancer non sta in Italia (pur essendo residente) e si sposta in continuazione – freelancer/digital nomad?
Ciao Mara,
certo che è possibile. L’imposizione fiscale non è legata a concetto di cittadinanza, bensì a quello di “residenza fiscale”. E’ comunque sempre opportuno iscriversi all’Aire se ci si trasferisce all’estero.
Buongiorno, complimenti per l’articolo, molto chiaro.
Mi collego a quanto chiesto dall’utente “Mara”: io sono un fotografo e lavoro in tutta europa.
Sarebbe possibile aprire partita Iva in Bulgaria o in UK anche se non avessi lavori in questi paesi?
Vale sempre il discorso che è preferibile aprire la partita iva non individuale ma come società, così da non dover prendere anche la residenza in quel dato paese, corretto?
Per lavorare in Australia o negli USA immagino che il discorso sia un po’ diverso…
Grazie
Carlo
Buongiorno,
il discorso è un po’ complesso.
Possiamo solo riferirle che se lavora in tutta Europa deve pagare le imposte nel Paese in cui è ubicato il centro decisionale della società e anche nei Paesi in cui opera, solo se configura negli stessi una stabile organizzazione.
Se la sede legale e quella delle decisioni sono in Lussemburgo o Inghilterra ma si opera in Italia fisicamente è possibile?
Detto così dovrebbe essere possibile,
ma sarebbe meglio approfondire insieme con una consulenza le modalità in cui intendete operare.
Cordiali saluti
Salve,
Sono cittadina francese e vivo in Italia.
Vorrei aprire una startup di vendità online di vino (vino italiano che si vende in Italia), posso avere la partita IVA francese?
Grazie
Salve,
può farlo… nel senso che non esistono impedimenti giuridici.
Tuttavia, se ha un magazzino in Italia sarebbe opportuno aprire anche una stabile organizzazione con partita iva italiana.
[…] Tuttavia, per svolgere un’attività attraverso un’impresa estera, senza violare le norme fiscali italiane, occorre rispettare una serie di requisiti, che puoi apprendere leggendo quest’articolo: aprire partiva all’estero: ecco cosa fare per non rischiare. […]
Questo sì che è un articolo utile! Ho una domanda… Sto pensando di trasferirmi all’estero ma mi tengo un paio di clienti Italiani, quindi vorrei chiedere se aprendo una partita iva/societá estera di Web Design, i clienti Italiani possono scaricare l’IVA dalle tasse? Cioè ai clienti italiani conviene a questo punto lavorare con una società italiana rispetto a quella estera? Lo stesso discorso vale anche per i paesi che non fanno parte della UE?
Buongiorno,
se si trasferisce in altro Paese UE si applica il reverse charge IVA, a condizione che sia effettuata l’iscrizione al VIES.
Per prestazioni di servizi extra UE non si applica l’IVA.
Per avere maggiori informazioni la invito a prenotare una consulenza attraverso la pagina contatti.
salve io ho una partita iva in Peru è posibile aprire una attività qui con quella partita?
Purtroppo no.
Saluti.